Denise – Prima parte –
La ragione per cui ho voluto aprire questo blog è stata anche quella di voler essere maggiormente vicino al mio sparuto, ma per me molto importante pubblico che ha la pazienza (e spero anche il piacere) di leggere quello che scrivo.
Oltre che grimori e saggi di magia esoterica molto pratici mi piace scrivere racconti che traggono spunto dalle mie personali esperienze.
Quello che vi propongo oggi (diviso in due parti) è il primo racconto che farà parte di un libro che mi auguro veda il suo definitivo compimento per la fine di quest’anno il cui titolo sarà ‘Presenze’.
Ditemi cosa ne pensate in maniera schietta ma propositiva; ve ne sarò grato.
L’appuntamento con la sezione ‘racconti’ del blog nelle intenzioni sarà più o meno quindicinale.
Buona lettura.
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La ‘strana’ sensazione che ci sia qualche cosa che si trova al di là dell’essere definita dai comuni sensi ho cominciato a svilupparla fino dall’età di tre anni (prima, sinceramente non ho ricordi, nemmeno confusi) e mia mamma mi riporta spesso che parlavo ‘da solo’ e molte volte aveva paura ed inquietudine per quello che dicevo perché sembravano parole troppo ‘adulte’.
Non sono mai riuscito ad ottenere di più sull’argomento dai miei genitori, ho sempre letto in loro un certo timore e le sfumature di particolari che era meglio scordare.
Da parte mia i ricordi sono molto annebbiati, so solo che non era il classico ‘amico immaginario’, ma era una forza che a volte arrivava a sgridarmi quando combinavo qualche marachella e sapeva essere anche consolatoria e protettrice.
Ho sempre avuto un legame speciale con il soprannaturale ma anche una forte componente razionale (che è stata anche la mia fortuna) ed alcune manifestazioni tendevo a considerarle meramente come un momento ‘onirico’ irreale frutto della mia immaginazione e della mia fantasia.
Mi ricordo con lucidità un’avvenimento della mia pubertà / adolescenza che io considero un po’ l’inizio della scoperta di quello che ero in realtà .
A tredici anni servivo messa (la mia famiglia è molto cattolica) e mi capitava, a volte, che il parroco richiedesse di partecipare a qualche funerale (ci dava anche una discreta mancia, circa cinquecento lire di allora…) al vicino cimitero.
Quel pomeriggio le sacre esequie erano per una donna, piuttosto giovane (mi pare attorno ai quarant’anni) di nome Denise.
C’era molto dolore in quella funzione e la piccola cappella dove si teneva la funzione sembrava amplificare le sensazioni ed io mi sentivo stranamente empatico.
Nonostante la giovane età non ero di certo un tipo impressionabile e, anzi, il mio carattere (che mantengo tuttora) mi portava sempre ad avere un certo distacco nei confronti delle vicende che non mi riguardavano.
Finita la funzione incassai le cinquecento lire e mi tolsi i paramenti da chierichetto.
Fra i miei compiti vi era anche quello di riassettare la piccola sagrestia e di mettere a posto le sedute della chiesetta cosicché quando uscii dal cimitero non vi era più nessuno ed il parroco aveva già messo in moto la sua Fiat 126 per tornare in canonica.
Presi la stradina che scendendo per una piccola strada attraversava un pezzetto di campagna (ora è tutta edificata con palazzi popolari) ed arrivava al quartiere dove abitavo.
Lungo la via vi erano dei rovi dove crescevano le more ed una piccola staccionata che separava il viottolo dalla proprietà del contadino.
Ne raccolsi una manciata e mi appoggiai allo steccato godendomi il tiepido sole ed il gusto dei frutti.
Ad un certo punto sentii una strana sensazione di estrema pace, i miei sensi erano azzerati.
Non percepivo più alcun gusto e nemmeno il tepore del sole…coglievo distintamente solo una piacevole voce di donna che sussurrava:
‘Salutami Lucia, salutami Lucia mi raccomando.’