Beltane

Beltane è il tempo dell’amore, dell’unione e del sacro matrimonio che onora la fertilità della terra.
Nei rituali pagani si celebra l’unione tra la Grande Madre e il suo giovane Dio cornuto, il loro amore porta nuova vita alla Terra. Il grande rito simboleggia il matrimonio sacro e / o l’unione sessuale del Dio e della Dea.
Spesso questo rituale viene celebrato simbolicamente attraverso un uomo ed una donna che inseriscono un Athame (il simbolo fallico maschile) in un calice (simbolo femminile).
Nella Vecchia Europa interi villaggi celebravano Beltame fuggendo nei boschi per fare del sesso libero, e qualsiasi bambino fosse stato concepito durante questa occasione veniva considerato figlio degli Dei.
Veniva eletta una regina e un re di maggio per condurre i festeggiamenti,
La regina di maggio cavalcava un cavallo bianco mentre il re ne cavalcava uno nero.
Il re di maggio era anche chiamato il signore del palo di Maggio mentre la regina era la ‘vergine madre’.
Essi venivano incoronati con fiori e tutta la giornata dei festeggiamenti sarebbe stata seguita da una notte d’amore.
Si celebravano così i ‘matrimoni di Maggio’ potevano durare solo dal tramonto all’alba, un anno o tutta la vita.
Beltane è una festa pagana e rappresenta uno degli otto Sabbat e si celebra il primo di maggio.
La primavera era per gli uomini antichi la stagione degli accoppiamenti rituali, delle nozze sacre in cui il Principio maschile e quello femminile si mescolavano per propiziare la fertilità.
Per i Celti la Primavera aveva inizio a Imbolc, la festa che si trova a metà tra il Solstizio d’Inverno, l’Equinozio di Marzo (Ostara) e il prossimo solstizio d’estate, Litha.
La festa celebra la primavera al suo apice e l’arrivo della prossima estate.
Questa festa è spesso commemorata con falò, alberi di maggio, danze e rituali di fertilità.
Beltane significa letteralmente “fuoco di Bel”: è la festa del dio Bel o Beleno – Belino, Belano dio solare e luminoso, divinità venerata in Irlanda e nella Gallia. Il suo culto probabilmente risale all’epoca del megalitismo ed è una delle divinità più antiche, dio pastore, guaritore e protettore delle acque termali. Una divinità pan-celtica associata sia al fuoco che all’acqua, il dio della Rinascita.

Preghiera al dio Bel

Bel, dio luminoso, per te alti brillano i fuochi.
Per te, che reggi forza vitale e trovi risposte
anche quando rimangono le domande prigioniere
strette in spirali di intenzione.
Rimuoverai se lo vuoi il dolore dai corpi stremati:
è il tuo potere onda benigna.
Si erigano per Bel lapidi votive:
là sciameremo in cerca di rifugio
quando si oscuri il cielo profanato.

(Fryda Rota)

Derivando il nome del dio dal celtico bel «splendore», si crede che Belenos non fosse un dio guaritore legato alle sorgenti termali, ma un dio solare.
Altri studiosi hanno cercato di dimostrare che il culto di Belenos fosse diffuso in tutta l’area celtica.
Perciò hanno voluto ritrovare il nome del dio in certi toponimi, quali Beaune (che deriverebbe da un antico *Belenate) (dip. Côte-d’Or). Si è anche pensato alla Fontana di Barentone, nella foresta di Brocéliande in Bretagna, che un tempo aveva nome Bélenton (che si pensa derivato da *Bel-Nemeton «bosco sacro di Bel») (Markale 1985). La maggior parte degli studiosi considera tuttavia tali etimologie assai discutibili (De Vries 1961).
In ogni caso, che il culto di Belenos fosse diffuso ben oltre la piccola zona donde vengono le testimonianze archeologiche, sembra dimostrato dal folklore dei Celti insulari.
La festa irlandese di beltain «fuoco di Bel», che si svolgeva il 1° maggio, era probabilmente associata a Belenos, che in Irlanda doveva avere il nome di Bél (almeno a giudicare da una notizia di Keating, secondo cui imperatore del mondo, dopo la caduta della torre di Babele, era un certo Nin mac Béil).
Alla medesima radice sono da ricollocare anche alcuni personaggi della mitologia celtica più recente: il re di Britannia Beli il Grande (che Geoffrey di Monmouth ha ripreso nella forma Belinus), il quale riappare nei romanzi arturiani nella veste del cavaliere Balin.
Sua moglie è la dea Belisama e il parallelo corre a Brigid, Brigida la splendente, Dea Solare (presso i Celti e i Germani il Sole era femmina). A Brigid era dedicata la Festa di Fine Inverno che si celebrava nell’Europa celtica alle Calende di Febbraio.
Il parallelismo tra le due dee (una più spiccatamente gallica, l’altra irlandese) è tale che è lecito supporre si tratti della stessa dea. Il fatto che venga spesso rappresentata con dei serpenti fra le mani, sta ad indicare che era una dea della saggezza e della guarigione.
Belisama era anche la Dea delle acque, signora dei fiumi, dei ruscelli e delle fonti sacre a scopo curativo e legato alla fertilità.
La festa di Beltane è chiamata in Irlanda la “na Beal tina” ossia il “giorno del fuoco di Beal”, il falò è un incantesimo solare che rappresenta e assiste il sole, è il sole che risplende in tutta la sua forza: gli animali passavano tra dei grandi fuochi per essere purificati e benedetti, così si preservavano dalle malattie e si proteggevano dagli scherzi del Piccolo Popolo.
Anche le giovani coppie saltavano attraverso il fuoco e auspici si traevano dalle braci incandescenti. E’ in occasione di questa festa o forse in quella del solstizio d’estate che Giulio Cesare racconta di aver visto grandi figure di vimini bruciare con dentro delle vittime umane sacrificali (uomo di vimini, the wicker man).
Anche l’acqua riceveva maggior potere dal sole di Beltane.
Si facevano pellegrinaggio alle sorgenti sacre e con l’acqua della sorgente si aspergevano i campi per favorire la pioggia.
Il primo maggio non valeva la regola dell’ospitalità e se un vicino o un estraneo (avrebbe potuto essere una fata) chiedeva del fuoco, o del burro o anche una tazza d’acqua veniva guardato con sospetto perché di certo aveva cattive intenzioni.
Per questo i pozzi erano sorvegliati dai contadini per tutta la notte della Vigilia. In Irlanda l’acqua del pozzo e il fuoco del focolare non erano mai chiesti o dati alla vigilia del Maggio, la prima acqua presa dal pozzo dal legittimo proprietario nel giorno di Maggio portava fortuna, protezione e guarigione. Se era rubata invece si portava via anche la buona sorte.
Ci si rotolava nell’erba per trarre beneficio dalla rugiada di maggio, nella convinzione che facesse bene alla pelle le ragazze la raccoglievano in un barattolo di vetro per usarla come tonico di bellezza
Un rituale celtico che doveva essere tipico a Beltane era quello della Caccia d’Amore, in cui la Regina del Maggio ossia la Dea Fanciulla, dea della Primavera incoronata dal biancospino e il Re del Maggio, l’Uomo Verde, il signore del Bosco Sacro, si univano per rinnovare la vita e la fertilità della Terra; in epoca medievale e per i paesi anglosassoni essi vennero rappresentati da Lady Marian e Robin Hood (Greenwood marriage).
Nelle ballate celtiche è sempre a Maggio che le fanciulle sentono il richiamo del corno dell’elfo o si avventurano nei boschi per cogliere rose (notate la sottile metafora…).
La consuetudine è documentata ancora nella Scozia settecentesca, e nel Medioevo non era insolito assistere a questo rituale: i ragazzi vestiti di verde come elfi dei boschi si avventuravano nel greenwood ossia il bosco sacro, suonando un corno di modo che le ragazze potessero trovarli: fare sesso nella notte di Beltane aiutava i campi ad essere fertili e quindi era di buon auspicio per il raccolto futuro.
I nati da questa unione erano i merry-begot, i benvoluti, perché figli degli dei e nessuno del villaggio osava fare loro del male.
La tradizione di nominare la regina del Maggio è perdurata fino a tutto l’Ottocento e in più in generale si eleggeva la Coppia Sacra che apriva la processione della questua primaverile con il ramo del Maggio.
Nel Monferrato la coppia era rappresentata simbolicamente dagli “sposini” ovvero due ragazzi di sesso opposto di 12 anni circa vestiti da sposi.
L’alternativa “allegorica” alla caccia d’amore era invece la danza intorno al Palo del Maggio: un rito della fertilità in chiave arborea (le ghirlande infilate su un palo, sono un’evidente allusione alla sessualità e quindi alla fecondità della vegetazione) che è rimasto nelle tradizioni rituali del mondo contadino si può dire fino ai nostri giorni continua
Tra le tante credenze e i rituali del 1° maggio è curiosa questa divinatoria: uscire prima dell’alba e prendere la prima lumaca che si trova.
Mettere la lumaca su un piatto cosparso di farina e lasciare una foglia di cavolo: nella sua deambulazione la lumaca scriverà il nome del futuro sposo!
Le erbe raccolte prima del sorgere del sole nel giorno del Maggio hanno migliori proprietà curative specialmente per curare le verruche.
Quando la produzione del burro era un procedimento casalingo effettuato con la zangola, il primo burro prodotto con il latte del 1° maggio era considerato il migliore per preparare unguenti e pomate.
Un’altra usanza della vigilia era quella di sferzarsi con le ortiche e i bambini potevano andare in giro correndo con un mazzo di ortiche per colpire i compagni o i malcapitati passanti; il loro compito era quello di raccogliere i germogli delle ortiche da riportare a casa per la dispensa della cucina.
In omaggio al risveglio della natura il primo maggio si mangiano cibi verdi: pane con prezzemolo, insalate e frittate di erbette, spinaci, piselli, finocchi, mele verdi accompagnati da uno spumeggiante sidro di mele.
Dalle testimonianze riportate da JamesFrazer in merito ai Fuochi di Beltane apprendiamo che ancora nel Settecento in Scozia era d’uso preparare un bonnach bea-tine ossia il Bannock di Beltane una specie di pane piatto a base di farina d’avena e cotto sulla pietra.
La caratteristica di questo pane non lievitato è la sua facilità di preparazione perché è cotto sulla pietra (ovvero su una piastra in ghisa): nel tempo si è finito con l’aggiungere un po’ di lievito (o bicarbonato) e strutto (o olio). In Italia la piadina romagnola fatta con la farina di grano e stesa sottile con il mattarello è l’equivalente del Bannock scozzese.
Sempre con lo stesso nome di Bannock vengono chiamate anche delle focaccine dolci fatte lievitare e arricchite con zucchero e uva sultanina, molto probabilmente sono le antenate degli scones!
Nota erba depurativa e disintossicante fin dall’antichità, l’ortica era utilizzata nella preparazione delle zuppe nel mese di Maggio.
Nell’antica Roma l’ortica era un afrodisiaco comune. I suoi semi venivano usati per tutti i filtri d’amore. I monaci medievali conoscevano le proprietà curative dell’ortica per lenire i dolori reumatici. I germogli di maggio (le foglie più tenere) si preparano in insalata leggermente scottati (la cottura elimina l’acido formico e urticante), mescolati con gli spinaci (perché no anche questi selvatici) in frittata o zuppa, o nel solito risotto (iniziando come base con un soffritto-stufatura di cipolle o porri e qualche manciata di foglie d’ortica tagliate a striscioline).

Fonte Principale: Ontano Magico

Follow me!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Time limit exceeded. Please complete the captcha once again.

Storia e filosofia

Articolo precedente

Domenica
Magia bianca

Articolo successivo

Il rituale del fiore nascente