Il lato oscuro

Il percorso nella consapevolezza e nell’approfondimento della conoscenza esoterica ci farà prima o poi scontrare con quello che Carl Jung identificava con il termine ‘ombra’ cioè con la nostra parte oscura, il lato incivile e primitivo della nostra natura che normalmente riteniamo inaccettabile.
Accettare la nostra ombra è il processo di trasmutazione degli aspetti repressi di se stessi, delle abitudini inconsce e degli schemi di pensiero sepolti nel nostro profondo. Jung pensava che abbiamo bisogno di vedere pienamente questo lato oscuro di noi stessi per diventare un essere umano completo e consapevole.
Gli antichi greci comprendevano la necessità di onorare tutte le parti della psiche. Per loro, queste parti dovevano essere venerate come divinità e, sopratutto, divinità autonome; dicevano che le ‘divinità’ ignorante e non conosciute saranno anche la causa della nostra distruzione morale e fisica cosa comprovata (concetto espresso sicuramente in termini più scientifici) dalla moderna psicanalisi. L’ombra personale rappresenta, quindi, la raccolta di questi ‘dei’ ignorati e sconosciuti.
L’ombra può operare da sola senza la nostra piena consapevolezza. È come se il nostro sé cosciente accedesse al pilota automatico mentre l’inconscio ne assume il controllo. Quando qualcuno non riesce ad integrare la propria ombra, tende ad essere ingenuo e non è più tutto se stesso e quindi, non riuscirà nemmeno ad essere la migliore versione di se stesso perché impossibilitato di esprimere tutte le proprie potenzialità ed energie

Come nasce l’ombra

Ogni bambino conosce la gentilezza, l’amore e la generosità, ma esprime anche rabbia, egoismo e avidità. Queste emozioni fanno parte della nostra umanità condivisa.
Ma quando cresciamo, i tratti associati all’essere “buono” sono accettati, mentre gli altri associati all’essere “cattivo” sono respinti.
Abbiamo adattato il nostro comportamento per soddisfare i nostri bisogni e abbiamo imparato ad adattarci al mondo esterno.
Questa repressione di parti indesiderate crea quella che lo psicologo Carl Jung chiamava l’ombra personale.

“Qualunque qualità neghiamo in noi stessi, la vediamo negli altri.”

In psicologia, questo si chiama proiezione. Proiettiamo sugli altri tutto ciò che seppelliamo dentro di noi. Le nostre false identità “buone” ci impediscono di connetterci alla nostra ombra, cosa che per un ‘magus’ (anche bianco) è fondamentale (lo è anche per chi non persegue la conoscenza esoterica)

Integrare in sé ‘l’ombra’

Il primo e più importante passo è ammettere di avere un sé ombra.
Per procedere, il passo successivo è cercare i cosidetti ‘trigger’ cioè tutto ciò che in noi innesca emozioni negative o ci mette a disagio.
Questo potrebbe essere qualsiasi cosa e potrebbero essere pensieri e azioni personali, per esempio.
A questo punto dobbiamo essere in grado (non è semplice avere questo tipo di introspezione personale, ma vi assicuro che questo tipo di ‘esercizio’ vi donerà equilibri ed energie insospettati) di porci delle domande tipo: perché sto reagendo in questo modo?..qual’è l’origine delle mie reazioni?
A questo punto dovete essere sia distruttori che guaritori: prendete tutte le vostre convinzioni che a prima vista vi sembrano limitanti e chiedetevi se vi servono o meno. Mantenete quelle che vi servono e distruggete quello che al contrario ritenete siano realmente un freno.
Scoprirete che l’ombra che è in voi vi completa e che può rappresentare quella parte in più che vi aiuta ad affrontare con convinzione e coraggio il vostro quotidiano, raggiungendo gli obiettivi che vi siete prefissati.

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