Alle radici dello Zodiaco.
Oggi vi voglio proporre un interessante e corposo articolo di Giuseppe Galeotta che ho trovato su www.nibiru2012.it.
È un interessante trattato di astrologia che cerca di spiegare ed argomentare le origini antropologiche dello Zodiaco.
Tratto raramente di astrologia in quanto essa è molto complessa e solo da poco mi sono avvicinato (da profano) allo studio di questa affascinante ‘scienza di confine’.
Mi sono accorto che l’astrologia moderna ‘popolare’, cioè quella propinata dai mass media attraverso personaggi che sono molto famosi ma che come arte hanno quella oratoria e non certo quella ‘divinatoria’, non ha niente a che vedere con il rigore e le argomentazioni di quella che può essere studiata e praticata come reale ed affidabile forma di divinazione.
Vi proporrò con l’andare del tempo i miei appunti cercando di essere il più chiaro e comprensibile possibile.
Non mi resta che, ora, augurarvi buona lettura.
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Che fine farebbe il mito, la naturale capacità umana di essere creativi e di partorire i simboli, le idee, gli archetipi, la nostra capacità di concepire il numinoso se leggessimo alla lettera i testi antichi che parlano delle divinità?
I contenuti inconsci, quando affiorano alla mente attraverso l’arte, la letteratura, la religione, il mito, non sono mai ricordi letterali del nostro passato: riguardano quasi sempre reinterpretazioni allegoriche, analogie, deformazioni e distorsioni di fatti reali.
Per lo stesso motivo vediamo in cielo, talvolta, il riflesso di desideri inespressi.
Le figure mostruose, i giganti, gli animali visti collegando le stelle in costellazioni, ci parlano, spesso, del nostro mondo interiore.
Ma ciò, per l’astrologo non significa che i pianeti e i segni dello zodiaco sono solo il frutto della proiezione che la mente opera nei riguardi di oggetti inanimati.
Pare, sempre secondo chi studia le astrologie, che quei corpi celesti e quegli spazi cosmici abbiano anche proprietà intrinseche; cioè riguardano qualcosa che ha a che fare con la nostra vita fisica e psichica a prescindere dal fatto che noi vediamo in essi proprio ciò che abbiamo dentro di noi.
Per esempio, Marte in astrologia rappresenta la guerra e l’energia vitale indipendentemente dal fatto che noi investiamo tale corpo celeste proprio di questi attributi psicologici.
Jung la chiamerebbe “sincronicità” questa coincidenza, questa corrispondenza tra ciò che vediamo in un pianeta e quel che in effetti rappresenta, stando alle ricerche astrologiche antiche e moderne.
Qualcuno, invece, crede che questa associazione non sia avvenuta dal nulla di punto in bianco, che non sia il frutto di un’intuizione “mistica”; ma che sia nata in seguito alle osservazioni durate secoli e millenni.
Nulla, però, ci vieta di pensare che il percorso verso la nascita dell’astrologia abbia seguito le due strade contemporaneamente.
Vediamo insieme di fare alcune ipotesi sulle origini dell’astrologia secondo la mia personale visione delle cose, per comprendere le radici dell’astrologia risulta assai importante considerare il momento in cui un corpo celeste sorge, cioè spunta all’orizzonte.
L’attenzione degli antichi non era volta solamente al cielo, ma era ancora più importante il punto di congiunzione tra cielo e terra perché rappresentava il principale riferimento da cui far partire tutti i calcoli astrometrici: per esempio, Sirio sorge in un preciso momento dell’anno e questo per gli antichi, evidentemente, rappresentava un momento importante per organizzare i raccolti e la vita sociale.
Ecco anche perché l’ascendente ha assunto grande importanza nel corso dei millenni sino a divenire il punto essenziale per la costruzione di un Oroscopo: perché spunta qualcosa che ogni volta da’ inizio a un preciso momento dell’anno; e questo è sinonimo di continuità, tradizione, organizzazione sociale.
Avere un punto di inizio significa creare un ordine nello spazio che, probabilmente, ci parla anche di un ordine interiore oltre che sociale.
Per sostenere questa tesi sono partito da alcuni studi in campo antropologico e in particolare dal totemismo, cioè quel complesso di credenze che si basano sull’idea degli antichi uomini, che esista un legame particolare tra un individuo (o una classe di individui) e un elemento della natura (animale o pianta, in questo caso un pianeta e un segno zodiacale).
Il totemismo, secondo l’antropologo Levy Strauss è un sistema di rappresentazione della natura per mezzo del simbolico; è una primitiva forma religiosa, è la venerazione della società, è una schematizzazione della mente umana.
Anche se è tutto da dimostrare, per me non è assurda l’idea che l’astrologia sia nata dalla necessità dell’uomo di creare un ordine sociale.
Per esempio, dal punto di vista dei rapporti matrimoniali, il totemismo incentiva all’esogamia, cioè è utile per costruire rapporti con persone estranee alla propria famiglia.
In soldoni, si parla di una maggiore apertura al prossimo per incentivare la solidarietà, ma solo con chi appartiene a totem “amici” al proprio sulla base di una regola che si fonda sull’analogia: è affine solo quel gruppo che ha un totem che per qualche motivo somiglia al nostro: per esempio il gruppo dell’aquila somiglia a quello del falco perché i due sono animali rapaci.
Sappiamo che l’astrologia prima di diventare una “scienza” ovvero un sistema tecnico organizzato in algoritmi matematici, si mischiava alla fede che diede origine ai culti astrali; ma a loro volta possiamo ipotizzare che essi provenivano dal totemismo.
Facciamo alcuni esempi: in antica Mesopotamia, per esempio, ogni città era sotto il dominio di una divinità; e il sovrano stesso era un totem vivente poiché era “imparentato” con la divinità.
Senza andare troppo indietro nel tempo, possiamo notare che ancora oggi ogni città Italiana ha un santo patrono, un po’ l’equivalente del totem, cioè quel simbolo religioso che tiene insieme la società attraverso la condivisione e per evitare la dispersione.
Infatti prima il gruppo e poi la città in generale, sono l’insieme di persone che interagiscono le une con le altre sulla base di aspettative condivise a riguardo del rispettivo comportamento.
Secondo lo psicologo sociale Kurt Lewin, alla base del gruppo vi è il concetto di interdipendenza poiché esso fornisce legami emozionali e un’identità sociale.
Lo scopo è il raggiungimento di determinati obbiettivi attraverso un impegno collettivo; e questo, secondo il mio parere, può esistere solo riconoscendosi in un ideale che anticamente era rappresentato dal totem.
Di conseguenza, la “pressione sociale” esercitata sui singoli individui conduce a discriminare altri gruppi e quindi a mantenere l’aggregazione appunto evitando la dispersione.
Per mantenere il gruppo ben saldo occorrevano regole che infine sono diventate religiose, cioè comportamenti convenienti e comportamenti tabù.
Ecco perché secondo me la società è la combinazione di religione, “scienza” e natura.
Tornando all’astrologia, appartenere a un segno zodiacale significava avere un “animale totem” che ci è “parente” perché ci somiglia e ci rappresenta secondo il motivo che uomo, natura e quindi stagioni, sono interconnessi.
Ciò significa che ci saranno famiglie, categorie di persone, gruppi, appartenenti a totem con cui legare più facilmente e altri con cui non si può legare affatto, secondo principi mitici, matematici e legati al pensiero analogico.
Per esempio in astrologia sono affini i segni zodiacali che sono in trigono tra loro, cioè sono a una distanza angolare di 120 gradi.
Queste sono le premesse che mi spingono a ipotizzare che il rapporto tra uomo e cosmo dipende dal desiderio che il primo ha di creare figure parentali col secondo, proiettando in cielo appunto dei contenuti interni, associati, secondo il principio delle analogie, ai cambiamenti stagionali.
Ma da dove nasce tutto ciò?
Spingiamoci ancora più indietro nel passato e nella profondità della nostra psiche.
Perché l’uomo dovrebbe considerare i pianeti come oggetti in cui riconoscersi?
Perché ciò che conta è che i corpi celesti siano intesi pure come oggetti transizionali, ossia come sostituti del rapporto tra genitore e figli: in fin dei conti il padre è pur sempre ancora figlio e questo legame non si risolve solamente nella discendenza.
Secondo Winnicot, il bambino a fronte del suo sviluppo cognitivo ed emotivo e a fronte del processo di differenziazione e individualizzazione, vive una serie di stadi emancipativi che lo vedono coinvolto in un allontanamento e riavvicinamento al genitore (o a chi si occupa delle sue cure e dei suoi bisogni: il cosiddetto caregiver).
Durante queste fasi di transizione da uno stadio all’altro, il bambino usa i contenuti emotivi ed affettivi emersi dal rapporto e li proietta in un oggetto divenuto simbolico del rapporto stesso.
Così come il bambino cerca la madre negli oggetti a lui vicini, allo stesso modo, forse, gli antichi usavano i pianeti per creare un collegamento con le loro storie, vivendoli inconsciamente come sostituti dei veri genitori.
Così, a mio parere, l’origine del totemismo e quindi della religione e del culto degli astri, deriva da questo bisogno: cosa sarebbe il gruppo e la società se non il bisogno di protezione e continuità?
Questo diviene probabile forse perché l’uomo ha necessità di vivere l’archetipo o le costellazioni di archetipi associati al concetto di “legame”.
Le catene dell’esistenza, i nodi da sciogliere, l’unione in matrimonio, non sono che alcune tra le mille forme di un’idea che ha molto a che fare con il “tutto è uno” contemplato dalle filosofie orientali, ma anche con la facoltà basilare del cervello umano che è quella di unificare e dividere il mondo in base alle somiglianze e le differenze che è possibile scorgere in natura, fondamento da cui si sviluppa il totemismo quale fattore di regolazione sociale, spaziale e dunque cosmico-astrologico.
Ma questo ha un’effettiva influenza sull’uomo?
Cioè esiste davvero una “corrente” che si manifesta attraverso eventi di natura astrologica?
Perché l’ascendente oltre a essere importante come base per effettuare i calcoli lo è anche a livello astrologico?
Evidentemente esiste un nesso tra il nascere e ciò che spunta all’orizzonte.
Da quel momento in poi si potrà organizzare la giornata così come la vita, perché ogni giorno può essere paragonato a un ciclo vitale.Se ammettiamo di essere un tutt’uno con la Terra e lo spazio, di far parte di questo sistema, allora forse reagiamo alle stesse regole, cioè funzioniamo all’unisono con la rotazione terrestre diventando noi stessi come piccoli sistemi solari la cui alba è rappresentata dalla nostra nascita.